L’intervista con GP Magazine, mensile cartaceo diffuso in zona Lazio e su web.
Matia Chincarini e Paolo Paolacci parlano di arte e natura, di amore e bellezza.
1. Matia cos’è la vita: un tempo, una storia oppure un gioco
La vita, questa vita, come noi la conosciamo è un giuoco che gli esseri superiori, o Dei, chiamali come vuoi, raccontano agli uomini, facendogli pensare che il tempo sia reale. E questo accadrà finché non penseranno più a loro.
2. Raccontaci di te
Provengo da 2 generazioni di pittori e a mia volta ho provato a “fare” l’artista dipingendo e partecipando al mondo dell’arte. Questo ed altre vicende della vita mi hanno portato ad un percorso travagliato. Nel momento in cui ho lavorato per ridimensionare l’ego, e quindi a tutti quei meccanismi legati al successo, al denaro e al potere propri dell’artista e dell’uomo, ho cominciato ad usare le mie ferite per cercare di aiutare gli altri attraverso l’arte e la bellezza. Ho capito che unendomi a delle energie alte potevo dare agli uomini e al mondo non più per “fare” ma per “essere” artista. Ho così creato la mia strada non pensando più che le dinamiche di un sistema mi schiacciassero ma che il mondo avesse bisogno di una trasformazione per andare verso un risveglio. E il modo che ho trovato è quello legato alle dinamiche ludiche che creano un’esperienza che insegna.
3. Verona: cos’è per te, come la vivi e come la vedi
Verona e il suo territorio offrono luoghi di natura e di memoria d’uomo di bellezza inenarrabili. Una natura di acque, il fiume, il lago, e di montagne, il monte Baldo, i Lessini, e di pianure che trovano l’amore e il desiderio di tornare all’amore. La città, pittoresca e ricca di opere racconta la storia di popoli che ora si sono trasformati in uomini impauriti. La città di Verona ha bisogno di luce di fronte alla sua oscurità, come d’altronde il mondo. Sento che la città ha bisogno di qualcuno che si prodighi in esso. Sento che il mondo ha bisogno di non seguire un dio denaro con dinamiche legate all’economia ma ha bisogno di essere un mondo per gli uomini. Degli uomini che amano loro stessi e la natura attraverso il rispetto.
4. L’arte: quale parte nascosta ti tira fuori e quale è utile o può essere utile agli altri
L’arte contemporanea, come viene chiamata, è un modo di raccontare in modo soggettivo le proprie vite, le ansie e le inquietudini di un tempo legato all’inconscio e ancora alla razionalità. L’arte del passato aveva invece lo scopo di comunicare, era un mezzo per dare a persone che non sapevano, un messaggio. Oppure serviva ad uno scambio, con una lingua ben precisa, tra pensatori e altri uomini saggi. Serviva per diffondere un verbo per chi non lo conosceva. Pensiamo ad un affresco di un giudizio universale medievale o ad una piramide. L’arte era per gli uomini ed ora è solamente per pochi. Deve tornare a parlare a tutti!
5. Tutti abbiamo degli obiettivi semplici o complicati o impossibili: quali sono i tuoi
I miei obiettivi sono quelli di vedere la bellezza e di diffonderla agli uomini attraverso l’arte usando come mezzo il giuoco. Ora sento che coloro che più ne hanno bisogno e che più sono recettivi a questo e ne potranno fare miglior uso per trasformare il mondo in un luogo migliore sono i bambini. Certo è che anche gli adulti hanno bisogno di una buona spinta!
6. La società del 2020 e tutta quella precedente: come le hai viste, come le racconteresti velocemente
Il mondo è sempre stato un luogo meraviglioso che l’uomo ha sempre saputo trasformare in un inferno con le sue dinamiche. Se riusciamo a vedere con gli occhi di un bambino possiamo vivere il paradiso in ogni epoca.
7. Il futuro è tecnologico e forse migliore oppure inquietante: come vedi questa trasformazione sociale e quanta umanità mettiamo in gioco secondo te, rischiando anche di perderla
La tecnologia c’è sempre stata, la produzione del fuoco, la ruota gli aerei e tutte le invenzioni umane hanno cambiato la vita all’uomo. Tutto sta nel come usiamo queste tecnologie, se ci lasciamo schiacciare da esse o le utilizziamo da uomini saggi, da uomini liberi. La differenze è se ci lasciamo impigrire da degli schermi oppure li usiamo come mezzi per migliorarci. E’ sempre il giusto equilibrio che ci porta a fare meglio.
8. Parlaci di una tua opera, di una tua mostra per farci capire come nascono, come ti arrivano queste necessità e/o esigenze
Oponopon è un percorso di bellezza che include perdono, ringraziamento e amore.
Le immagini di Oponopon non sono fotografie ma parte di un archivio di semi gettati che non smetteranno di essere gettati.
Li getto alle persone e gli propongo di partecipare alla conoscenza di un albero: propongo di tentare la sintonizzazione alle frequenze di un albero.
Cercare un albero o andare a recuperarne uno con la memoria ma anche con il cuore, un albero a cui si è vicini, con cui si ha una connessione. Un albero a cui ci si avvicina magari senza accorgersene, o su cui ci si arrampicava da piccoli, o che abbiamo lì, sempre, passando per strada, senza vederlo.
Propongo di conoscerlo meglio. Abbracciare un albero, toccarlo, sentirlo e respirate con lui.
Fare si che la sua eternità ci parli.
Alberi vecchi, antichi, di una saggezza senza tempo che possono insegnare verità all’uomo.
Gli alberi hanno una intelligenza sottile che dialoga con l’universo ma anche con lo stare bene degli uomini.
Quello che chiedo è di andare dal proprio albero e di chiedere il permesso di prendere 3 foglie. Prendendole e portandomele chiederò di cambiare delle parti di ognuno con queste foglie.
Gli organi di senso, gli occhi e la bocca saranno sostituiti dal sentire della pianta.
Per accettare questa proposta si deve provare a sentire il rapporto con l’albero come un tentativo di lasciare la propria razionalità per una realtà dentro di noi che fluisce con il cuore e l’universo e in cui la superficie, la materia si fanno illusione e si entra così davvero nella realtà.
Parliamo di clima? Anche, ma soprattutto di armonia e di bellezza, e di bellezza dentro di se.
Amare se stessi e gli altri. Tutto l’altro.
Tutto è in continuo movimento, tutto è vivo tutto ha spirito
9. Gran parte, se non tutta, la rivoluzione sociale che viviamo è basata sulla concezione della famiglia e la sua inevitabile trasformazione: tu come la vedi?
I mie genitori sono insieme da più di 40 anni eppure non credo alla famiglia ora. Ho visto delle dinamiche che prima di creare una famiglia voglio trasformare in me. Il grande quesito della società occidentale di oggi è che i diversi membri di una famiglia faticano a trovarsi un ruolo e questo crea un disequilibrio che viene vissuto principalmente dai figli. Poi i figli lo trasmettono alla società e quindi al mondo. Non voglio creare una morale o un veto ma spesso, se non c’è amore prima di tutto per se, il creare una famiglia e poi dei figli ha una spinta egoistica o fisiologica. Però, attenzione non siamo animali, abbiamo una coscienza e dovremmo agire attraverso essa.
10. Un libro, un autore o un’ idea che non ti ha lasciato più da quando li hai conosciuti
Un’artista: Joseph Buys. Operativo negli anni 80 diffondeva arte relazionale legata ad una visione Teosofica e quindi al modo di vedere e alla didattica di Rudolf Steiner. In una sua azione ha spinto a piantare 7000 querce a Kassel. Un’opera ancora in divenire: il bosco. Non la bellezza fine a sé stessa ma un rapporto più pragmatico con la terra, era per lui la strada da intraprendere nella modernità.
11. Ludotipo la tua associazione: parlacene
Ludotipo é il mio alter ego che serve a costruire, progettare ed insegnare attraverso il giuoco. E’ stato il momento in cui ho cominciato a trasformare me stesso per cominciare a concepire l’arte per gli altri e non per me stesso.
12. Per chiudere: un saluto ai nostri lettori e dove possiamo seguirti o contattarti. Grazie
Auguro a tutti i lettori di GPmagazine un cammino di luce che sia ricco di bellezza e disposto a vedere con occhi nuovi se stessi e le meraviglie del mondo. Potete trovarmi sul sito di Ludotipo e sul mio di artista.
www.ludotipo.com
www.matiachincarini.com